venerdì 22 febbraio 2013

La (mia) versione di Oscar

Ammetto che la parte del programma di FARE per Fermare il declino relativa all'istruzione non mi dispiace poi così tanto. Sarebbe quantomeno una scossa, nel carrozzone della scuola italiana, nella quale peraltro io desidero lavorare.

Nondimeno, mi era bastato sapere che Oscar Giannino aveva sostenuto la privatizzazione dell'acqua, per decidere di non votare il suo partito.


Oscar aveva le sue idee, che spesso non condividevo. Ma lo ascoltavo volentieri, quando lo beccavo alle nove in punto, in radio. Gli riuscivo a perdonare persino il passato berlusconiano, rendendomi conto che solo su un quotidiano dichiaratamente di destra Oscar avrebbe potuto esprimere le sue idee ultraliberiste.

Adesso, pare che il nuovo sport nazionale sia scaglia anche tu una pietra contro Oscar.
Ma io non riesco ad avercela con lui. Anzi, meglio: non riesco a non stare dalla sua parte.

Radio 24 l'ha voluto nella sua scuderia. Io forse pecco di ingenuità, ma non credo che un gruppo editoriale la cui forza è la competenza in ambito economico si affiderebbe al primo giullare che passa. Se l'ha preso, vuol dire che i suoi studi da autodidatta e la sua esperienza avevano funzionato.

Adesso, coloro che prima elogiavano Oscar in quanto "vero liberale, moderno antistatalista" si precipiteranno a cancellare il suo nome. Come non fosse mai esistito. Come quel Franco Fiorito che prima gettava le monetine a Craxi e poi si sbafava a spese della Regione Lazio.

Come Luigi Zingales.

È ora di dire le cose come stanno. A me, il buonismo all'italiana, in fondo in fondo, un po' piace. Quando i ministri tedeschi Schavan e Guttenberg furono costretti a dimettersi per aver copiato parti delle loro tesi di dottorato, il mio pensiero è stato esagerati! E soprattutto, chi dice alla maestra che è stato il compagno coi riccioli biondi in ultima fila a metterle la fialetta puzzolente nella borsa è una spia. E va punito con una fialetta puzzolente in testa.

Luigi Zingales è stato, con Oscar, tra i fondatori di FARE per Fermare il declino la scorsa estate. I due si conoscevano.
Sulla pagina di Wikipedia dedicata al giornalista torinese, da due anni si discuteva sull'effettiva esistenza dei suoi titoli accademici.
Ora, le mie saranno solo illazioni, ma vorreste darmi a bere che a Luigi, dalla scorsa estate ad oggi, non era mai giunta nemmeno una voce in proposito?
E vorreste darmi a bere, inoltre, che Oscar sarebbe stato così ingenuo da millantare un master conseguito nella stessa università dove insegna Luigi?

E ancora, nel programma del partito non c'è l'abolizione del valore legale del titolo di studio?
Allora quella di Oscar era una marachella, dai. Il prezzo da pagare, per farsi strada in un mondo intellettuale dove la laurea è tutto. A casa mia, dove gli autodidatti godono della massima ammirazione, è quando si è in difficoltà che si imbocca la strada del lei non sa chi sono io, con conseguente snocciolamento di titoli accademici. Nel resto del Paese, no.

Lo scorso gennaio, ho conosciuto Luigi Miraglia, fondatore e direttore dell'accademia Vivarium Novum, a Castel di Guido. Un'accademia, appena fuori Roma, dove ogni anno una trentina di ragazzi, provenienti da tutto il mondo, studiano lingua e letteratura italiane, latine e greche seguendo tutte le lezioni in latino, e utilizzando il latino come lingua franca, come gli antichi umanisti.
Mi ha detto che più volte sono stati invitati, in accademia, docenti universitari di lettere classiche. Hanno accettato l'invito in pochissimi; e nessuno, nella comitiva dei compagni di corso della mia ragazza - laureata in Lettere classiche con una tesi sul personaggio di Giocasta - sapeva dell'esistenza di quest'accademia. Lo sapevo io, dottorando di Fisica - perché ne avevo letto, di sfuggita, su un quotidiano.

Non mi ha dato, Miraglia, una spiegazione del perché l'accademia sia tanto snobbata. Ma non è difficile immaginarlo: Miraglia non è un autodidatta, ma utilizza un metodo, per lo studio delle lingue classiche, completamente diverso da quello in uso nella scuola e nell'università italiane. Diverso dal "metodo tradizionale" : che tanto tradizionale non è, essendo stato introdotto dai filologi tedeschi neanche due secoli fa.

Accorgersi dei titoli millantati da Oscar a quattro giorni dalle elezioni. Un tempismo eccezionale, quello di Zingales. Ma io sono maligno se già me lo immagino sottosegretario, o consulente con contratto a sei zeri - giusto per non dare nell'occhio - nel prossimo governo, nevvero?

Canzone del giorno: Olly Murs feat. Flo Rida - Troublemaker.

2 commenti:

  1. Zingales non la racconta giusta...figuriamoci...accorgersi di tutto ad inizio della settimana elettorale...magari ci sono questioni economiche alla base....oppure gelosie mal gestite.
    Zingales ne esce forse peggio di Giannino...

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  2. Zingales o meno, il problema non sta nell'essere autodidatta ma nell'aver vantato un titolo di studio che non aveva. Poi sì, ci sta la critica al tempismo. Per me Giannino non esce male nel senso che la sua competenza non è minata (almeno, per me è così), semmai è la sua credibilità ad esserlo!

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